Il nome può sembrare bizzarro e particolare, ma in realtà i Frigoriferi Milanesi sono uno dei luoghi principali di Milano dedicati all’arte e alla cultura, nonché uno splendido esempio di archeologia industriale: la loro storia è affascinante e merita qualche cenno. La nascita di questa fabbrica di ghiaccio, dotata di grandi magazzini utili per la refrigerazione industriale, risale al lontano 1899, ma nel corso degli anni le attività peculiari hanno continuato a riconvertirsi, tanto che a seconda dei tempi vissuti si sono avute destinazioni differenti.
Impianti industriali
Ad Andrano posa della prima pietra per l’area industriale
Andrano, comune di poco meno di cinquemila abitanti nella provincia di Lecce, sognava da tempo una zona industriale come quella che attualmente si sta concretizzando: la giornata odierna sarà un ulteriore passo in avanti da questo punto di vista, dato che è stata programmata per stamattina la cerimonia di posa della prima pietra per l’urbanizzazione delle aree relative agli insediamenti produttivi. Subito dopo questo evento, poi, si procederà con l’apertura ufficiale del cantiere: i lavori in questione sono stati assegnati a una ditta di Tricase, la Ideal Scavi, la quale è riuscita ad aggiudicarsi l’incarico.
Le prospettive economiche del Malaysia-China Kuantan Industrial Park
Il Malaysia-China Kuantan Industrial Park dovrebbe essere in grado di attrarre investimenti per circa sette miliardi di ringgit malesi (circa 1,76 miliardi di euro per la precisione); inoltre, secondo le ultime stime diffuse, questo parco industriale potrebbe creare 5.500 nuovi posti di lavoro, tanto più che il suo completamento è previsto per il 2020, fra otto anni esatti. Tali investimenti finanziari proverranno con tutta probabilità da attori locali, cinesi, ma anche dall’intera regione dell’Asean (l’area di libero scambio del Sud-Est asiatico che ricomprende, tra gli altri, anche Vietnam, Laos, Filippine, Singapore e Indonesia).
A Genova una conferenza sull’archeologia industriale di Cornigliano
Fra tre giorni esatti l’archeologia industriale sarà al centro di un interessante dibattito a Santa Margherita Ligure (provincia di Genova): il merito si deve all’Associazione Spazio Aperto di Via dell’Arco, la quale ha indetto tale conferenza proprio per il prossimo 22 settembre. L’evento in questione ha un titolo significativo ed evocativo, “Archeologia industriale: Genova e Cornigliano, la ricostruzione del paesaggio con l’aiuto della tecnologia”. L’intervento sarà assegnato a Chiara Gardella, storica dell’arte che si è occupata di questo argomento anche nel 2011.
Una nuova compagnia farà parte del parco industriale di Suzhou
Il Parco Industriale di Suzhou sta per accogliere un nuovo ingresso: si tratta di una nuova compagnia attiva nel campo della biochimica, una novità che è stata resa possibile dall’accordo preliminare tra la cinese BioBay e il Temasek Life Sciences Laboratory, utile per stabilire una impresa che sia in grado si specializzarsi nella produzione di vaccini e antibiotici. L’investimento finanziario che è previsto è di dieci milioni di dollari americani, con il laboratorio a cui si è fatto riferimento in precedenza che fornirà tutta la propria esperienza dal punto di vista tecnico.
Archeologia industriale: il bacino asfaltifero di Ragusa
In Sicilia sembra che ci si sia dimenticati del bacino asfaltifero della Valle dell’Irminio, nel ragusano: si tratta di una zona mineraria molto interessante e un tempo strategica non solo per l’isola. In effetti, tale area venne sfruttata dal punto di vista industriale sin dal ‘700, con compagnie italiane, tedesche e inglesi che dimostrarono un interesse crescente. Quei ricordi ora sono davvero lontani e l’auspicio espresso da più parti è che vi possa essere una opportuna valorizzazione del posto. L’occasione giusta è stata fornita dalla giornata di ieri, la seconda per quel che riguarda il Convegno Nazionale di Speleologia in cavità artificiali, il quale si sta svolgendo proprio a Ragusa Ibla.
Archeologia industriale lucana: i frantoi e le fornaci di Viggiano
Viggiano, comune in provincia di Potenza che vanta circa 3.200 anime, è celebre dal punto di vista industriale per il suo centro petrolifero dell’Eni: si tratta di un impianto attivo nel trattamento dell’oro nero, la maggiore piattaforma dell’Europa continentale. Non è quindi un caso che la città lucana abbia una vocazione industriale molto ampia, soprattutto per quel che riguarda l’ambito archeologico. Le testimonianze qui presenti sono diverse e tutte molto interessanti. In particolare, non si può non cominciare a parlare dell’attività di molitura del grano.
Ad Arezzo un distretto industriale che sfrutta l’idrogeno
È l’idrogeno l’assoluto protagonista del distretto industriale che sorge in un’area di Arezzo molto importante, vale a dire quella di San Zeno: in effetti, sono anni ormai che si sfrutta in maniera specifica l’elemento chimico in questione, tanto che è proprio da queste parti che è nata e si è sviluppata una delle primissime comunità del continente europeo che dipende da esso per ottenere l’autosufficienza dal punto di vista energetico. Di cosa si tratta esattamente e perché tanto successo?
Archeologia industriale a Napoli: il Museo Ferroviario di Pietrarsa
Il solo fatto che la Napoli-Portici sia stata la prima linea ferroviaria inaugurata in Italia (l’inaugurazione risale al 1839) fa capire quanto locomotive e vapore siano state fondamentali per la città partenopea: chi si reca a Napoli, dunque, può ammirare anche un importante museo ferroviario, vale a dire quello di Pietrarsa, più precisamente nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, non lontano da San Giorgio a Cremano. Si tratta di una struttura che è stata fatta sorgere nel punto in cui una volta si trovava il Reale Opificio Borbonico di Pietrarsa, uno stabilimento siderurgico secondo le intenzioni del regno, ma già dal 1845 “riconvertito” a fabbrica di locomotive a vapore.
Hans-Peter Bartschi, il pioniere dell’archeologia industriale
Gran parte del patrimonio industriale che è presente in Svizzera assomiglia tanto a un ricordo lontano: le fabbriche più antiche, infatti, sono state demolite o fatte sparire, ma il rischio in questo modo è quello di cancellare un pezzo importante di storia economica e la nazione elvetica deve molto a questo suo passato se al giorno d’oggi può vantare un presente florido dal punto di vista finanziario. Per fortuna c’è chi si sta interessando a tutto questo, vale a dire l’architetto Hans-Peter Bartschi.