L’area Ostiense di Roma è una vera e propria fucina di reperti dell’archeologia industriale: ma non è soltanto il celebre Gazometro a dominare, ma anche altre strutture che un tempo avevano un utilizzo ben diverso rispetto a quello attuale. L’esempio più importante è quello dei cosiddetti Mulini Biondi, i quali possono essere ammirati al giorno d’oggi come uno dei più interessanti complessi residenziali della Capitale, ma la sua ristrutturazione in tale veste risale al 1908. Il recupero si è reso necessario dopo che nel secondo dopoguerra questa struttura era ormai caduta in disuso e rischiava di terminare miseramente i propri giorni. La funzione moderna prevede diversi servizi e utilizzi, tanto che la gente può ritrovarsi in questo luogo e usufruirne a piacimento. In realtà, sarebbe stato un vero peccato eliminare gli ex Mulini Biondi dal contesto urbanistico in questione: in passato infatti questa zona era destinata a un uso prevalentemente agricolo, con la città che si approvvigionava proprio grazie alle attività che si svolgevano al loro interno.
Impianti industriali
I cento anni dalla costruzione della Centrale Montermartini
Roma, Via Ostiense: non siamo molto lontani dal quartiere popolare della Garbatella e proprio in questa zona sorge la vecchia Centrale Montemartini, di fronte ai Mercati Generali. Il complesso industriale in questione venne inaugurato esattamente cento anni fa come la prima centrale a energia termoelettrica della città eterna. Il nome deriva dall’assessore al Tecnologico di quegli anni, Giovanni Montermartini, ma la progettazione vera e propria si deve all’ingegnere Puccioni. In quegli anni, le attività industriali di quel tipo proliferavano in maniera abbondante e la capitale non era certo da meno.
A Fano si discuterà dei paesaggi industriali delle Marche
Si sta avvicinando piuttosto velocemente l’appuntamento del prossimo 26 gennaio che vedrà coinvolte le Marche:: il Centro Interdipartimentale per la Ricerca sul Paesaggio (meglio noto con l’acronimo Cirp), l’Università Politecnica della stessa regione a cui si sta facendo riferimento e l’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale (Aipai) hanno infatti unito le loro forze per promuovere una giornata molto importante a Fano per quella data. In pratica, le ventiquattro ore in questione saranno dedicate a una giornata di studi, la cui denominazione è piuttosto eloquente, “Paesaggi industriali delle Marche, mappa delle criticità”.
Ferrovie: la marezzatura delle rotaie
La marezzatura è la caratteristica usura ondulatoria che si manifesta sulle rotaie di una ferrovia. Questo fenomeno consiste sostanzialmente nella trasformazione del piano di rotolamento in una superficie ondulata, con lunghezza d’onda variabile da pochi centimetri a poco più di un decimetro. Le rotaie marezzate si distinguono immediatamente dalle altre, in quanto la loro superficie non si mostra lucida con la consueta continuità, ma si riscontrano delle zone lucide alternate tra di loro con zone opache. Le prime corrispondono a rilievi o creste del metallo, mentre le secondo non sono altro che piccole infossature. Le creste e le infossature sono piuttosto sensibili al tatto e la differenza di quota raggiunge di norma qualche decimo di millimetro e nei casi eccezionali può anche avvicinarsi al millimetro.
Archeologia industriale: a Rieti una stimolante mostra fotografica
I paesaggi dell’archeologia industriale sono al centro della mostra fotografica che è possibile ammirare a Rieti fino al prossimo 28 gennaio presso lo Studio 7 dello Spazio Arte Contemporanea: si tratta di un evento che beneficia degli splendidi scatti di Filippo Maria Gianfelice, e il nome non poteva che essere “Paesaggi industriali”, già di per sé molto evocativo. Di cosa si tratta esattamente? Il progetto di Gianfelice è focalizzato su una serie di fotografie in bianco e nero che raffigurano vari impianti e stabilimenti industriali che non sono usati da tempo o che sono stati lasciati all’abbandono più totale, una prospettiva di sicuro fascino.
Archeologia industriale: a Perugia un’attesa conferenza
La prossima settimana si aprirà in maniera molto promettente per l’archeologia industriale del nostro paese: la giornata del 16 gennaio, infatti, prevede nella propria agenda una conferenza stampa molto importante che si terrà a Perugia e che andrà a riguardare una proposta di legge relativa a tale argomento. L’appuntamento è stato fissato presso Palazzo Cesaroni, uno degli edifici più interessanti del capoluogo umbro, in cui il consigliere regionale Gianfranco Chiacchierini farà conoscere nel dettaglio quali sono i vantaggi di tali norme. Tra l’altro, l’evento sarà impreziosito dalle presenze di autorevoli personalità, quali, in primis, Renato Corvino, storico e professore presso l’Università perugina, nonché numero uno dell’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale (Aipai).
I processi fotomeccanici per la riproduzione fotografica
I processi fotomeccanici non sono altro che le varie tecniche per la riproduzione e la stampa delle fotografie. L’elemento fondamentale di ogni tipo di tecnica è il clichè, vale a dire una lastra di metallo, o di altro materiale, con delle zone incavate e delle altre in rilievo; queste ultime sono l’esatta riproduzione del disegno o della foto che deve essere riprodotta. La preparazione del clichè si basa sull’impiego di colloidi bicromati, i quali, mentre sono di norma insolubili, se esposti alla luce diventano tanto più solubili quanto più lunga è l’esposizione e più intensa l’illuminazione. I colloidi bicromati, in pratica, sono sostanze come la gelatina, l’albumina, la caseina e molto altro, impregnate con un bicromato alcalino.
Impianti elettrici: la conversione dei raddrizzatori
Il raddrizzatore è l’apparecchio o il dispositivo che ha il compito di convertire la corrente alternata in corrente continua. L’impiego sempre più diffuso dei raddrizzatori ha spinto i ricercatori a scovare delle soluzioni tecniche che fossero semplici ed economiche: per questo motivo, sono stati lanciati a livello industriale e commerciale diversi tipi di strumenti per soddisfare una grande varietà di esigenze. Tenendo presente che un raddrizzatore si presenta come un dispositivo a due terminali, positivo e negativo, tale che la resistenza presentata alla corrente che lo percorre dal positivo al negativo sia trascurabile (in teoria nulla), e quella in senso opposto sia molto grande (al limite infinita), appare chiaro come con una applicazione a un circuito che contiene un raddrizzatore elementare, la corrente percorrerà il circuito in una sola direzione.
Trasmissione in cavo: il ruolo delle muffole
Nella tecnica delle trasmissioni via cavo, sia quando si ha a che fare con correnti deboli che con correnti più forti, è necessario tanto provvedere all’esecuzione delle giunzioni, dei collegamenti, delle derivazioni, quanto a realizzare senza alcun tipo di inconveniente il passaggio dall’isolamento in cavo all’isolamento in aria: ovviamente tutto questo viene a dipendere dalle specifiche esigenze del momento. Tutte queste difficoltà, comunque, possono essere superate in modo abbastanza agevole con l’ausilio delle cosiddette muffole, vale a dire delle scatole realizzate in metallo o anche in materiale termoplastico, che sono suddivise in varie parti, le quali sono a loro volta fermate da appositi bulloni.
Come localizzare le centrali elettriche e a turbogas
La localizzazione delle centrali e delle linee di trasmissione dell’energia elettrica va effettuata con la massima cura possibile: questa operazione, insieme all’autorizzazione alla costruzione e l’esercizio di centrali termoelettriche e turbogas devono prendere sempre come punto di riferimento la cosiddetta Valutazione di Impatto Ambientale (meglio nota con l’acronimo Via). Secondo quanto prevede la disciplina normativa attualmente in vigore, la costruzione di impianti elettrici che possono contare su una potenza superiore ai trecento megawatt termici rappresenta un’opera di pubblica utilità ed è quindi soggetta all’autorizzazione unica, la quale viene solitamente rilasciata a livello ministeriale.