Un nuovo parco industriale è in fase di progettazione nella Contea di Wyoming, nell’area occidentale dello Stato della West Virginia: si tratta di circa undici acri che andranno a coinvolgere la cittadina di Tralee, più precisamente nell’ex sito della Lusk Lumber. Le previsioni parlano di pochi anni per sviluppare l’intero piano, ma soltanto dal momento in cui i finanziamenti cominceranno a diventare realmente disponibili, come ha anche spiegato Christy Laxton, direttore esecutivo della Wyoming County Economic Development Authority. Il costo approssimativo per una iniziativa simile dovrebbe essere pari a circa 600mila dollari, un importo ingente ma comunque necessario.
Impianti industriali
Come sfruttare l’energia del mare
Le maree non sono altro che movimenti alterni e periodici di grandi masse d’acqua, causati da fenomeni di attrazione della luna e del sole. Si può usare questo salto d’acqua anche per produrre energia elettrica, una produttività industriale di cui non si parla mai abbastanza. L’idea di impiegare questa formidabile sorgente di energia intermittente, ma soprattutto inesauribile, risale addirittura all’XI secolo: a quel tempo, infatti, si utilizzavano i cosiddetti “mulini a marea” sulle coste atlantiche della Francia, della Spagna e della Gran Bretagna. Più recente, invece, è la centrale che sfrutta questo fenomeno alla foce del fiume Rance sulla Manica, in una zona dove l’alta marea è particolarmente sensibile. Un’alternativa importante dal punto di vista industriale viene offerta dalle onde.
L’inquinamento industriale da rumore
L’inquinamento industriale da rumore è sicuramente meno vistoso rispetto alle altre tipologie che si possono verificare, ma di certo è anch’esso piuttosto pericoloso e dannoso per l’uomo. Esso si può verificare, ad esempio, in città, dove il traffico veicolare è spesso molto rumoroso, ma anche e soprattutto nelle fabbriche e nei cantieri: questi ultimi due luoghi, infatti, sono caratterizzati da lavorazioni industriali che possono appunto causare dei rumori e delle vibrazioni moleste. Ugualmente dannoso per l’udito è anche il rumore all’interno delle abitazioni. Il rimedio è comunque semplice, anche se non praticato come si dovrebbe. In pratica, è necessario costruire case, fabbriche e mezzi di locomozione che siano il più silenziosi possibile; nelle stesse fabbriche, inoltre, è opportuno disporre dei materiali fonoassorbenti e racchiudere con dei ripari le sorgenti di rumore.
La storia industriale della gomma
Sembra ormai assodato che nel 1521 i primi esploratori spagnoli abbiano trovato in Messico della gomma. I missionari portoghesi che invece risalirono il Rio delle Amazzoni nel 1731 scoprirono un prodotto lattiginoso, estratto da un albero che gli indigeni del luogo chiamavano “hevè”: quest’ultimo aveva la proprietà di rendere impermeabili i tessuti sui quali veniva steso, un prodotto che sin da subito venne chiamato “chauchù”, vale a dire legno liquido. In Africa furono trovate alcune piante gommifere in Guinea e nel Madagascar, ma l’uso vero e proprio della gomma si sviluppò all’inizio molto lentamente, a causa della sua scarsa resistenza alla trazione e all’abrasione, oltre alla poca elasticità e all’eccessiva sensibilità al caldo e al freddo.
Fabbricazione delle vetrate: passato e presente a confronto
Le vetrate si fabbricano ancora oggi in modo non molto diverso da come avveniva nel Medioevo, quando artisti e artigiani del vetro lavoravano in piccoli gruppi, molto uniti tra di loro. Ci si spostava la dove c’era bisogno di lavoro, ad esempio in Francia, in Germania e in Inghilterra; poi, nel tardo periodo medioevale presero sedi stabili in città importanti come Parigi e York, dove allestirono dei grandi laboratori. La somiglianza della lavorazione industriale la si può riscontrare nelle varie fasi in questione. Anzitutto, c’è l’abbozzo. In pratica, si facevano degli schizzi su una pergamena per mostrare al committente come sarebbe stata la vetrata finita; oggi, in genere, si fanno degli abbozzi ad acquarello.
Contea della Pittsylvania, in programma un vasto parco industriale
La Contea della Pittsylvania si trova nel Commonwealth americano della Virginia: ebbene, il Board dei supervisori locali ha appena approvato una delibera che è volta a introdurre una commissione economica per la valutazione di un sito per lo sviluppo futuro di un gigantesco parco industriale, un tentativo che si avvarrà del prezioso contributo della Pittsylvania Regional Industrial Facility Authority. Il costo complessivo di questa operazione dovrebbe essere di almeno sei milioni di dollari e riguardare una superficie complessiva di 230 acri. Si tratta, in pratica, del sito industriale che in questo momento è più disponibile in assoluto per quel che concerne un progetto di questo tipo.
La disciplina dei rischi di incidenti industriali
Le attività industriali sono tutelate dalla nostra Costituzione (nello specifico dall’articolo 41), ma vi sono dei limiti che sono dettati, in particolare, dall’utilità sociale, dalla sicurezza e dalla dignità umana: già prima dell’emanazione della Carta, comunque, esisteva una specifica disciplina per quel che concerne le industrie che lavoravano sostanze particolari e pericolose, soprattutto quelle che avrebbero potuto provocare dei danni alla salute dell’uomo. La prima citazione di “lavorazioni insalubri” risale al 1934 e andava a contemplare quelle unità industriali che erano solite produrre vapori, gas ed altre esalazioni dannose per i cittadini. Una svolta importante e drammatica si ebbe però nel 1976 a causa dell’incidente di Seveso (attuale provincia di Monza-Brianza).
Impianti elettrici: come scegliere i cavi più adatti
Un buon impianto elettrico non può che beneficiare di una scelta ottimale di cavi. Ma come si effettua esattamente questa operazione? In pratica, bisogna prendere come punto di riferimento alcuni criteri specifici: occorre quindi analizzarli nel dettaglio. Anzitutto, per quel che concerne i locali umidi, si devono utilizzare solamente dei cavi di prima e seconda classe per le condutture rigide, solo cavi di prima classe invece per quelle flessibili. Nel caso in cui, poi, si va a fare la posa direttamente sull’intonaco di cavi rigidi, allora questi non possono che essere di prima classe. L’utilizzo dell’alluminio, inoltre, è vietato per la corrente continua, mentre per quella alternata è consentito in alcuni casi, a patto che si usi esclusivamente materiale stagno.
Il Gruppo Merloni è pronto a riaprire i propri stabilimenti industriali
Una riapertura storica: può essere definita in questa maniera la novità che riguarda il gruppo industriale Merloni, i cui stabilimenti potrebbero vedere nuovamente la luce, anche se bisognerà attendere il relativo piano industriale e conoscere, di conseguenza, quale futuro sarà riservato ai vari dipendenti delle sedi di Fabriano e di Gaifana, in Umbria. Il blocco di tali impianti è durato almeno quattro mesi, ma ora sembra tutto pronto per ripartire in grande stile. L’attesa più snervante, comunque, riguarda la data del prossimo 8 novembre, quando vi sarà un incontro fondamentale tra il Ministero dello Sviluppo Economico, i sindacati di categoria e la Qs, compagnia che ha ricevuto l’incarico dallo stesso dicastero di Via Veneto di acquisire il gruppo elettrodomestico Antonio Merloni.
Funi vegetali: intrecciature e avvolgimenti
Non è soltanto il metallo a contraddistinguere la composizione principale di un organo meccanico importante come la fune: in effetti, l’industria è solita sfruttare anche le funi vegetali, le quali sono realizzate solitamente in canapa, in manilla, in cotone e, in casi eventuali, anche con altre fibre di tipo vegetale. Quando ci si trova di fronte a delle trasmissioni, si vanno a unire i due estremi che sono liberi attraverso la cosiddetta “intrecciatura”, la quale può anche arrivare fino ad alcuni metri. Comunque, capita molto spesso che vi siano più funi in serie e in parallelo su delle pulegge a gola multipla, una casistica piuttosto particolare.