L’Agenzia di Promozione dell’Industria e dell’Innovazione ha reso note le ultime performance fatte registrare dal settore industriale della Tunisia: quali sono i dati che meglio di altri possono descrivere la situazione del paese africano? Anzitutto, il mese di aprile è stato caratterizzato da un buon aumento per quel che concerne l’intero comparto, vale a dire 8,3 punti percentuali in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questo vuol dire che la nazione maghrebina è stata protagonista di un totale di investimenti pari a 1,23 miliardi di dinari locali (tale somma equivale a circa seicento milioni di euro per la precisione), mentre nel 2011 ci si era fermati a 1,13 miliardi.
Produttività industriale
Le difficoltà del settore industriale valdostano
Il settore industriale italiano non vive certo uno dei momenti più brillanti della sua storia, ma se proprio si volesse trovare un caso emblematico si potrebbe andare direttamente in Valle d’Aosta: la regione settentrionale è infatti caratterizzata da qualche tempo da diverse criticità per quel che riguarda le proprie aziende, come ha messo in luce opportunamente il segretariato regionale della Cgil. In particolare, due imprese di un certo livello come la Heineken e la Lavazza stanno tentando il loro rilancio in maniera faticosa, ma sono riuscite soltanto a ritornare alle assunzioni a tempo determinato e per periodi di tempo piuttosto brevi, l’unica offerta possibile in questo momento.
Le nuove norme sul praticantato dei periti industriali
Come si è imparato nel corso degli anni, la figura del perito industriale è associabile a quella di un tecnico diplomato o laureato che opera nei settori impiantistici di carattere industriale, terziario e civile. Ebbene, la normativa che regola questa occupazione ha subito delle modifiche importanti proprio di recente, tanto che si rende necessario un approfondimento importante. L’accesso alla professione è stato letteralmente rivoluzionato: in particolare, come si è appreso leggendo la Gazzetta Ufficiale dello scorso 10 aprile, c’è una sessione ben precisa quest’anno che si riferisce agli esami di stato per l’abilitazione, con tanto di requisiti nuovi di zecca per l’accesso.
La diversificazione della produzione industriale inglese – Parte Seconda
Il Devonshire fu la prima contea inglese ad avvertire in maniera netta la sensazione che le condizioni industriali stavano mutando in maniera profonda. Le esportazioni verso l’Olanda furono colpite molto duramente e tra il 1710 e il 1721 quelle in partenza dalla città di Exeter diminuirono addirittura di due terzi. È in questo contesto che nasce un cambiamento di moda davvero significativo: gli smerci erano letteralmente apatici, come sottolineava in diverse lettere un mercante della stessa Exeter, tale John Elwill, con alcuni tipi di tessuto che erano stati appena inventati e sfruttati già da molta gente (si trattava di tessuti provenienti dalla città di Norwich).
La diversificazione della produzione industriale inglese – Parte Prima
La natura dello sviluppo che ha coinvolto l’Inghilterra nei sessanta anni che hanno preceduto l’inizio della Rivoluzione Industriale è molto variegata e non può essere analizzata prendendo in considerazione soltanto un settore: ci furono infatti industrie che riuscirono a svilupparsi in maniera più rapida rispetto alle altre, ma si assistette anche al crollo di settori tradizionali, come ad esempio quello dei tessuti di lana di vecchio tipo (old draperies se si vuole utilizzare un gergo anglosassone). Fatto sta che l’industria mineraria, quella della raffinazione del sale, la fabbricazione di chiodi, la tessitura del lino, la raffinazione dello zucchero e perfino la lavorazione del vetro progredivano in maniera evidente, dando vita a nuove attività e nuove ricchezze.
La produzione industriale dei saponi
I saponi di produzione industriale possono essere di vario tipo. Ad esempio, vi sono i sali alcalini (di sodio, di potassio e, meno frequentemente, di ammonio), di acidi grassi superiori e sotto forma di gliceridi. Visto che i saponi si ottengono attraverso il processo della saponificazione dei grassi naturali, essi devono essere considerati come un miscuglio di sali alcalini di vari acidi grassi, in proporzioni che sono variabili a seconda della materia prima che viene impiegata nel corso della fabbricazione. In particolare, i metodi di preparazione dei saponi sono sostanzialmente due, vale a dire la saponificazione dei grassi e la neutralizzazione degli acidi grassi.
La produzione industriale delle acquaviti
Le acqueviti sono tutte quelle bevande alcoliche che si possono ricavare attraverso la distillazione dai mosti fermentati di frutta o di cereali, senza dimenticare ovviamente il vino e le vinacce. A seconda della materia prima che si va a sfruttare, i nomi dei prodotti finali sono differenti. Quali sono le tipologie più conosciute e famose? Anzitutto, si può cominciare a parlare dell’arak: quest’ultima è la tipica acquavite di riso, nonostante in alcuni casi venga preparata da altri prodotti sottoposti a fermentazione. La produzione industriale maggiore è quella che si registra nei paesi asiatici, in primis in Cina, in Giappone e nello Sri Lanka. Il brandy, invece, è la classica acquavite di vino, con il nome in questione che è stato imposto da una convenzione internazionale.
Un protocollo d’intesa per la crisi dell’area industriale della Val Vibrata
La Val Vibrata è una delle zone più interessanti dell’Abruzzo, celebre soprattutto per le sue case di terra e gli itinerari naturalistici adatti per le mountain-bike e le passeggiate a cavallo: purtroppo, però, in questi ultimi tempi si deve parlare della valle in questione in termini meno lusinghieri, visto che l’area industriale vive un momento a dir poco critico, tanto che la Provincia di Teramo e le parti sociali hanno deciso di dar vita a una intesa per sanare questa situazione. Il protocollo a cui si sta facendo riferimento si chiama proprio “Obiettivo crisi Val Vibrata” e rappresenta il risultato finale di mesi e mesi di lavori e analisi economiche sul territorio. L’obiettivo finale sarà quello di ottenere un importante finanziamento sia dalla Regione che dal Governo.
Gli industriali ferraresi lanciano l’allarme sull’Imu
Gli industriali di Ferrara si sono rivolti direttamente alla provincia estense per chiedere un trattamento che non sia gravoso nei loro confronti per quel che concerne la pressione fiscale da esercitare sulle imprese locali: la lettera in questione, infatti, è stata rivolta direttamente ai sindaci che fanno parte di questa specifica area dell’Emilia Romagna. L’associazione Unindustria, la quale rappresenta proprio le industrie ferraresi, ha calcolato quali potrebbero essere gli effetti di una aliquota base relativa all’Imposta Municipale Unica, il tributo che sta per sostituire a breve l’Ici. Secondo queste simulazioni, con una novità del genere si dovrebbe sopportare un carico tributario ulteriore di ben cinquanta punti percentuali rispetto allo scorso anno, una situazione evidentemente dannosa e negativa.
La tecnica industriale della liofilizzazione
La liofilizzazione è la tecnica industriale di disidratazione che consiste nel trattare un prodotto a temperature molto basse e sotto vuoto spinto, fino alla completa eliminazione dell’acqua che è contenuta in esso (si tratta della cosiddetta “criodeidratazione” o “freeze-drying”). Il procedimento in questione è caratterizzato essenzialmente da cinque fasi distinte: anzitutto, si parte con la preparazione del prodotto originale, passando poi per il congelamento rapido, l’essiccazione primaria, l’essiccazione secondaria e soltanto al termine il confezionamento del prodotto liofilizzato, in modo da preservarlo in maniera adeguata dal vapore d’acqua e dall’ossigeno dell’aria. Con questa specifica tecnica, inoltre, si ha un vantaggio molto importante, vale a dire quello della non alterabilità delle caratteristiche peculiari del prodotto che è stato trattato.