Inquinamento industriale: la Corte Ue condanna l’Italia

Inquinamento industriale: è questa l’accusa ben precisa che è stata lanciata dalla Corte europea di giustizia nei confronti del nostro paese, il quale si è reso protagonista della violazione della direttiva sulle emissioni inquinanti da impianti industriali.

Che cosa prevede nello specifico questo testo? Anzitutto, bisogna precisare che si tratta della Direttiva Ippc (Integrated Pollution Prevention and Control) del 2008, la quale ha stabilito il rilascio di un’apposita autorizzazione per quel che riguarda le attività industriali e agricole che possono arrecare inquinamento. Nel novero in questione, dunque, possiamo ricomprendere le attività energetiche, quelle che sono volte a trasformare i metalli, le industrie di prodotti minerali, ma anche l’industria chimica e l’allevamento agricolo.


Le sostanze che provocano appunto un inquinamento industriale non devono oltrepassare un determinato limite, al fine di rafforzare la tutela del suolo e lo smaltimento dei rifiuti industriali, operazioni che devono avvenire mediante monitoraggi e controlli continui. L’adeguamento alla normativa doveva aver luogo necessariamente entro il 30 ottobre del 2007, ma l’Italia non è riuscita a far fronte nemmeno alle proroghe temporali, vale a dire la scadenza del 31 marzo 2008 per quel che riguarda lo stesso adeguamento e del 30 ottobre 2009 per la regolarizzazione, visto che ben 1.200 impianti industriali sono risultati ancora senza autorizzazione.