La Seconda Rivoluzione Industriale: il forno Martin-Siemens

Con il termine “Seconda Rivoluzione Industriale” si identifica il periodo di industrializzazione che venne registrato a livello globale e che seguì idealmente le innovazioni della “prima rivoluzione”, quella che durò per tutto il ‘700.

L’apice di questa fase fu raggiunto nel periodo 1870-1914, con l’industria che andò a potenziarsi non soltanto nei paesi più avanzati (in Europa e negli Stati Uniti), ma anche in Russia e in Giappone. Nuove scoperte resero più agevole il processo; in particolare, dopo il carbone del XVIII secolo, l’energia elettrica andò a sostituire il vapore come vera e propria forza motrice.


Si tratta anche dell’epoca dell’affermazione di un gran numero di altiforni per la produzione dell’acciaio: i forni Martin-Siemens sono un vero e proprio emblema della Seconda Rivoluzione Industriale. Intorno al 1850, infatti, Carl Wilhelm Siemens, ingegnere tedesco naturalizzato britannico, riuscì a ideare un forno molto più avanzato rispetto alle metodologie precedenti, visto che era in grado di ridurre i consumi di combustibile di oltre il 70%; la collaborazione col francese Pierre-Emile Martin fu determinante, grazie all’ossigenazione della ghisa grezza.

Essi vengono attualmente usati per la fusione dei metalli, allontanando il carbonio e altre impurità in eccesso. Il funzionamento si basa sull’uso di metano e gasolio, mentre il forno stesso viene caricato con rottami di ghisa: gli acciai prodotti sono di buona qualità, ma la sua eccessiva lentezza ne ha rallentato la diffusione fino ad oggi.