Archeologia industriale a Napoli: il Museo Ferroviario di Pietrarsa

Il solo fatto che la Napoli-Portici sia stata la prima linea ferroviaria inaugurata in Italia (l’inaugurazione risale al 1839) fa capire quanto locomotive e vapore siano state fondamentali per la città partenopea: chi si reca a Napoli, dunque, può ammirare anche un importante museo ferroviario, vale a dire quello di Pietrarsa, più precisamente nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, non lontano da San Giorgio a Cremano. Si tratta di una struttura che è stata fatta sorgere nel punto in cui una volta si trovava il Reale Opificio Borbonico di Pietrarsa, uno stabilimento siderurgico secondo le intenzioni del regno, ma già dal 1845 “riconvertito” a fabbrica di locomotive a vapore.

Hans-Peter Bartschi, il pioniere dell’archeologia industriale

Gran parte del patrimonio industriale che è presente in Svizzera assomiglia tanto a un ricordo lontano: le fabbriche più antiche, infatti, sono state demolite o fatte sparire, ma il rischio in questo modo è quello di cancellare un pezzo importante di storia economica e la nazione elvetica deve molto a questo suo passato se al giorno d’oggi può vantare un presente florido dal punto di vista finanziario. Per fortuna c’è chi si sta interessando a tutto questo, vale a dire l’architetto Hans-Peter Bartschi.

Lecco: l’archeologia industriale di Bassiniana

A Lecco esiste una località in cui il passato e l’archeologia industriale la fanno da padrona: si tratta di Bassiniana, non molti chilometri quadrati a dire la verità, ma sufficienti a contenere molte opere che sono state create grazie all’ingegno dell’uomo, in particolare le vasche e i canali sfruttati per usare la forza idrica all’interno delle vecchie industrie per la lavorazione del ferro. Purtroppo, c’era anche la possibilità di trasformare tutto questo in un vero e proprio museo (ci troviamo nella Valle del Gerenzone), ma le amministrazioni comunali hanno preferito accantonare il progetto.

Archeologia industriale a Milano: il Museo dell’Acqua Potabile

Il Museo dell’Acqua Potabile (Spazio Acqua) di Milano rappresenta una testimonianza fondamentale per quel che concerne l’archeologia industriale meneghina e del nostro paese: nei locali che erano adibiti al sollevamento delle acque è immediatamente possibile ammirare la sala macchine, la quale è aperta al pubblico interessato. Ogni locale a cui si sta facendo riferimento è ovviamente dismesso, ma comunque un attento restauro nel corso degli anni Settanta del secolo scorso ha permesso di conservare in modo perfetto le attrezzature che un tempo venivano sfruttate per l’estrazione, la depurazione e l’immissione dell’acqua nella rete idrica di Milano.

Archeologia industriale: il blog The Kingston Lounge

Un buon riferimento del web che tutti gli appassionati di archeologia industriale dovrebbero visitare è, senza dubbio, il blog americano “The Kingston Lounge” (letteralmente “il salone di Kingston”): di cosa si tratta esattamente? In pratica, questo sito raccoglie tutte le fotografie che sono state scattate ad alcuni edifici abbandonati degli Stati Uniti, più precisamente della città di New York. Volendo essere ancora più precisi, ci si può rifare alla descrizione che è stata fatta da Ian Ference, vale a dire il fotografo, curatore e gestore del portale.

Archeologia industriale: il museo dell’Istituto Tecnico Omar

Spesso non serve recarsi in posti sperduti per ammirare le meraviglie italiane dell’archeologia industriale: l’Istituto Tecnico Industriale Omar di Novara presenta infatti al suo interno un interessante museo destinato a tutti gli appassionati di questa materia. Non è un caso che vi sia questa particolarità nella scuola piemontese, visto che sin dai primi anni del XX secolo si decise di dotare l’istituto di un edificio da adibire a vera e propria fonderia.

Archeologia industriale: le miniere inattive di Narcao

La tutela da parte dell’Unesco la dice lunga sull’importanza di questo sito: uno dei più importanti esempi di archeologia industriale in Sardegna è senza dubbio quello di Rosas, l’antico borgo minerario di Narcao. Tutti i visitatori che giungono in questo posto possono ammirare tantissimo verde (le colline), ma anche molto nero (l’asfalto), ma soprattutto un villaggio che in passato era più attivo che mai.

L’archeologia industriale di Terni

Terni è universalmente nota come la “citta di San Valentino”, ma anche e soprattutto per la sua connotazione industriale: non è, infatti, casuale che essa sia soprannominata addirittura come la “Manchester italiana”, tanto che lo storico Francesco Angeloni parlò della nobiltà delle fabbriche locali nella sua seicentesca Historia. È proprio nel capoluogo umbro, dunque, che l’archeologia industriale del nostro paese può vantare degli esempi molto interessanti.

Archeologia industriale: la miniera di Serbariu

A Serbariu, ex comune sardo e dal 1937 frazione di Carbonia, è possibile riscoprire una storia molto interessante di archeologia industriale: è proprio in questa borgata agro-pastorale, infatti, che si estendeva un ampio giacimento di carbone, la cui individuazione risale addirittura al 1936. Si trattò sin da subito di un sito industriale strategico per la zona, anche perché a pochi passi c’era il porto di Sant’Antioco e in questa maniera era possibile risparmiare moltissimo tempo per quel che concerne i trasporti del combustibile in questione.

Il Museo dell’Industria e del Lavoro di Brescia

Anche la città di Brescia può vantare una importante struttura museale che ha a che fare con molti settori industriali. In effetti, nel capoluogo lombardo sorge un Museo dell’Industria e del Lavoro, il quale è stato dedicato allo studioso Eugenio Battisti, uno dei più importanti pionieri nel nostro paese per quel che concerne l’archeologia industriale. Come è sviluppato esattamente questo museo?