Samsun, città turca che sorge lungo il Mar Nero, è stata spesso giudicata come una delle migliori località al mondo per quel che concerne la qualità dell’aria: purtroppo, però, bisogna usare il passato, visto che la popolazione locale è aumentata fino a quasi 1,5 milioni di abitanti e sta lottando strenuamente contro l’inquinamento provocato dalla rapida industrializzazione, dall’urbanizzazione mal pianificata, dalle strade troppo strette e dalla crescita delle costruzioni immobiliari. Le condizioni sono piuttosto eloquenti, tanto è vero che questo stesso inquinamento raggiunge i suoi livelli più alti specialmente nelle ore serali.
inquinamento industriale
Le città più inquinate delle economie sviluppate
Quando si parla di inquinamento industriale in questi tempi moderni non si può non parlare della città di Pechino: la nube densa e giallastra di smog che aleggia sulla metropoli cinese è infatti nota a tutti, anche perché la qualità dell’aria è praticamente sotto gli standard richiesti. Soltanto un anno fa, comunque, si è cominciato a rendere noti i dati e le informazioni ufficiali relativi a questo fenomeno. Ma Pechino non è l’unica città dell’ex Impero Celeste che si caratterizza per una situazione del genere. Se infatti si utilizza una delle principali misure della World Health Organization, vale a dire il PM 10 (particelle di dieci micron di particolato), si ottengono dei raffronti molto interessanti.
Inquinamento industriale: l’impegno di Pechino
Il Beijing Environmental Protection Bureau (meglio noto con l’acronimo Epb) ha voluto sottolineare ieri il suo impegno volto al miglioramento dell’ambiente urbano: questo traguardo dovrà essere ottenuto riducendo del 2% i quattro principali elementi inquinanti nel corso del 2013. I quattro “responsabili” sono il diossido di zolfo (l’anidride solforosa per intenderci), l’ossido nitrico, la domanda chimica di ossigeno (Cod) e il nitrato di ammonio (molto sfruttato come fertilizzante chimico). Si tratta degli stessi quattro elementi chimici che il governo di Pechino ha preso di mira anche nel corso del 2012, dunque questo vuol dire che servono sforzi maggiori per raggiungere risultati soddisfacenti.
Inquinamento industriale: i residui plastici nel Lago Erie
Alcuni campioni d’acqua prelevati questa estate dal Lago Erie, uno dei più grandi dell’America settentrionale, contenevano un maggior inquinamento relativo alla plastica rispetto all’oceano: secondo i ricercatori della State University di New York, questo inquinamento industriale ha evidenziato come il lago in questione abbia a che fare con la presenza di numerosi residui plastici, una notizia non certo positiva. Sono stati ritrovati soprattutto tappi di bottiglie e contenitori di vernice, il che significa che fin troppa plastica viene riversata in un lago tanto importante.
Inquinamento industriale: l’Epa si concentra su caldaie e inceneritori
La Environmental Protection Agency, agenzia americana che svolge attività di tutela e protezione dell’ambiente (meglio nota con l’acronimo Epa), ha introdotto delle regole nuove di zecca che hanno un preciso obiettivo: in effetti, si punta con convinzione a ridurre l’inquinamento tossico dell’aria causato dalle caldaie e dagli inceneritori industriali. Di conseguenza, in questo modo si punta a offrire un settore industriale caratterizzato da una maggiore flessibilità e da un sensibile ridimensionamento dei costi. Secondo quanto affermato dall’amministrazione Obama, tra l’altro, oltre 1,5 milioni di caldaie presenti in tutti gli Stati Uniti non sono coperte e regolamentate da alcuna legge.
In Perù l’inquinamento industriale è sempre più pericoloso
Il progresso industriale di cui si è reso protagonista il Perù sta rivelando una faccia della medaglia davvero negativa: in particolare, sono sempre più numerose le proteste per l’inquinamento provocato dalle fabbriche, il quale ha contaminato le risorse idriche del sottosuolo. Come è noto, la nazione andina dipende economicamente dalle esportazioni di minerali e di altre materie prime, tra cui si può citare senza dubbio l’oro. Ecco perché gli investitori vengono attratti da tutte queste risorse naturali e l’amministrazione del presidente Ollanta Humala vi ha fatto largo affidamento. Questi stessi investitori vogliono intraprendere una collaborazione proficua con il paese sudamericano, ma le proteste dei gruppi rurali e delle associazioni ambientaliste sono state un vero e proprio deterrente.
Inquinamento industriale: i dati preoccupanti diffusi dalla Wmo
I gas a effetto serra presenti in atmosfera sono giunti a livelli da record nel corso del 2011: si tratta del risultato più eclatante dell’ultima analisi della World Meteorological Organisation, la quale è riuscita a scoprire delle altissime concentrazioni di biossido di carbonio, ormai giunte molto vicine alle 391 parti per milione lo scorso anno, senza dimenticare la minaccia rappresentata dal metano e dall’ossido nitroso, più che pericolosi per la temperatura della Terra. Il confronto è stato effettuato con lo stesso tipo di emissioni relative al decennio precedente.
Inquinamento industriale: il caso di Zenica
Il caso di Zenica, quarta città per popolazione della Bosnia Erzegovina, non merita di essere dimenticato e trascurato: è proprio nel distretto industriale che si trova nel capoluogo del cantone di Zenica-Doboj, che si è registrato un aumento a dir poco pericoloso dei tumori, un fatto che non può che coincidere con l’inquinamento provocato dalle industrie locali, in primis l’acciaieria cittadina. I prossimi mesi potrebbero essere rischiosi, vista la posizione geografica della località balcanica. In effetti, quest’ultima sorge tra molte colline e montagne, un paesaggio che contribuisce a creare una sorta di cappa inquinante, ricca di sostanze tossiche, proprio quelle che escono dalle ciminiere degli impianti dell’acciaieria menzionata in precedenza.
Inquinamento industriale: la Banca Mondiale finanzia i progetti in Vietnam
La Banca Mondiale, più precisamente il suo board dei direttori esecutivi, ha concluso questa settimana un accordo molto importante: si tratta, infatti, di un finanziamento pari a cinquanta milioni di dollari americani, denaro utile per sostenere il rafforzamento delle regole relative ad alcune zone industriali del Vietnam, nello specifico quelle che si riferiscono al trattamento delle acque di scarico. L’intesa ha riguardato le quattro province maggiormente industrializzate del paese asiatico, vale a dire Nam Dinh, Ha Nam, Dong Nai e Ba Ria Vung Tau. Che cosa è stato previsto nel dettaglio?
L’inquinamento industriale del Mare del Nord
Il Mare del Nord deve affrontare un problema di non poco conto: in effetti, circa un quarto delle emissioni europee di biossido di carbonio (il famoso Co2 o anidride carbonica che dir si voglia) si troveranno in futuro proprio nelle sue profondità, anche se è necessaria una esplorazione maggiormente approfondita. Lo studio in questione è stato condotto dalla Scottish Enterprise, la quale ha voluto capire quali siano i pericoli collegati all’inquinamento industriale per tale mare.