È il 1829 quando James Beaumont Neilson, inventore scozzese di trentasette anni, riesce a introdurre per la prima volta in assoluto il preriscaldamento dell’aria all’interno degli altiforni. Il nome di questo personaggio è però legato a molte altre intuizioni che hanno a che fare con la Rivoluzione Industriale e la lavorazione del ferro. In particolare, ci si ricorda di lui a livello storico per la risoluzione di un problema che si era presentato in una fornace presso i Wilsontown Ironworks, stabilimenti industriali specializzati in tale ambito. Neilson capì che l’efficienza del carburante della fornace in questione poteva essere accresciuta soffiando all’interno della stessa aria calda, piuttosto che quella fredda.
rivoluzione industriale
James Nasmyth e l’invenzione del maglio a vapore
Il 1839 è senza dubbio uno degli anni più importanti per quel che riguarda la Rivoluzione Industriale. Si tratta infatti del momento esatto in cui James Namsyth riesce a progettare il maglio a vapore, un dispositivo meccanico fondamentale per garantire le lavorazioni di fucinatura e di stampaggio. Il funzionamento è presto detto, dato che si va a deformare in maniera plastica un determinato pezzo mediante l’azione di una pressione. Quest’ultima a sua volta viene resa possibile da una normale caduta della mazza (si parla allora di maglio a semplice effetto), da un effetto combinato della forza peso e di uno specifico sistema idraulico (maglio a doppio effetto) e da un solo sistema idraulico, con il peso della mazza in equilibrio con la forza peso dell’incudine sottostante (maglio a contraccolpo).
Un nuovo libro sulla Rivoluzione Industriale presentato al Museo di Bradford
È un autore di best-seller, dunque le aspettative sono molto alte: il riferimento non può che andare a Roger Osborne, scrittore, editore e geologo, il quale è celebre soprattutto per i suoi libri a carattere storico. In pratica, si sta parlando di lui per l’imminente presentazione ufficiale della sua ultima fatica, evento che avrà luogo non più tardi di questo mese presso il Bradford Industrial Museum. La sede non è casuale, visto l’argomento scelto. In effetti, il libro in questione si intitola “Iron, steam and money: the making of Industrial Revolution” (Ferro, vapore e denaro: la nascita della Rivoluzione Industriale).
Come la Rivoluzione Industriale trasformò Belfast
Quando Re Giacomo I d’Inghilterra garantì alla città di Belfast il Charter of Incorporation nel 1613, elevò l’attuale capitale dell’Irlanda del Nord allo status di distretto aziendale. In questo documento, inoltre, era presente anche una importante clausola, la quale prevedeva che si stabilisse una nuova banchina in cui tutti i mercanti, residenti e stranieri, potessero importare ed esportare tutti i tipi di merce e molto altro. Prima dello sviluppo del porto e delle varie attività industriali ad esso collegate, però, fu necessario attendere molti anni.
Rivoluzione Industriale: una nuova biografia su Richard Trevithick
La parola “genio” viene usata, anche se raramente, per dei personaggi di un certo rilievo. Nel caso di Richard Trevithick, comunque, si può parlare di un vero e proprio riconoscimento. Genius è l’ultimo volume pubblicato dall’ingegnere e inventore Philip Hosken e dedicato alla figura di uno dei simboli della prima Rivoluzione Industriale, visto che si sta parlando dell’inventore inglese che passò alla storia per la costruzione delle sue matrici a vapore. Tra l’altro, Hosken è anche presidente della Trevithick Society e autore dell’opera “The Oblivion of Trevithick”.
La Rivoluzione Industriale e le dure condizioni di lavoro
Scrittori e accademici sono soliti mostrare una interessante ambivalenza per quel che riguarda l’industrializzazione. Se si pensa infatti alla Rivoluzione Industriale della Gran Bretagna si è riusciti a raggiungere una conclusione esattamente opposta rispetto a quella a cui si tende oggi. In pratica, la crescita smisurata di stabilimenti e fabbriche può essere considerata la causa della fine delle ore di lavoro “naturali” per quel periodo, visto che l’esperienza occupazionale diventò sempre meno umanizzata. In aggiunta, gli stessi lavoratori erano privati della loro autonomia e dignità.
Scoperti a Manchester i resti di edifici della Rivoluzione Industriale
Le cantine di alcune case a schiera degli anni Trenta dell’800 e quello che è rimasto dell’Albert Club: è questo ciò che è emerso dagli scavi di alcuni archeologici del National Graphene Institute dell’Università di Manchester. Entrando maggiormente nello specifico, si tratta di una vera e propria finestra che affaccia sulla vita nella città britannica quasi due secoli fa, utile per capire come l’istituto in questione, protagonista della nuova rivoluzione di Manchester, sia stato costruito sulle fondamenta della Rivoluzione Industriale del XIX secolo.
Il fenomeno del Luddismo nella Rivoluzione Industriale
Ned Ludd, ammesso che sia mai esistito, è l’operaio che, con la sua distruzione di un telaio in segno di protesta nel 1779, scatenò un vero e proprio movimento, il luddismo appunto, basato sul sabotaggio della produzione industriale. Il termine luddista viene di solito associato agli infruttuosi tentativi che hanno a che fare con la tecnologia più antica. Circa due secoli fa, questi artigiani tessili britannici cominciarono a distruggere tutto ciò che di meccanizzato incontravano, considerato un nemico e una minaccia per il loro lavoro.
Un congegno dimenticato della Rivoluzione Industriale si rivela ancora utile
Qualche tempo fa alcuni studenti della Purdue University (ateneo che sorge nella città di West Lafayette, nello Stato dell’Indiana) hanno utilizzato un semplice congegno per costruire una pallina da ping-pong in grado di infrangere la velocità del suono. Ma non si tratta dell’aspetto più affascinante. In effetti, il congegno usato, meglio noto come “ugello De Laval”, ha secoli e secoli di storia, tanto che si può dire che questo arnese ha reso possibile la Rivoluzione Industriale come l’abbiamo imparata a scuola. In pratica, sono stati sufficienti una leggera compressione dell’aria e una macchina del vuoto in versione ridotta per consentire alla pallina in questione di viaggiare tanto veloce.
Rivoluzione Industriale: i metodi aggressivi dei giovani Stati Uniti
Sui libri di scuola si è sempre evitato di parlare di una caratteristica ben precisa della rivoluzione industriale degli Stati Uniti, la loro aggressività. Volendo essere più precisi, l’attuale prima economia al mondo era nel XVIII secolo una nazione giovane e con una industrializzazione piuttosto nuova, ma la si poteva anche dipingere come un focolaio di pirateria intellettuale e di contrabbando tecnologico. Tutto questo era particolarmente vero nell’ambito dell’industria tessile, visto che gli americani erano soliti acquistare sia i macchinari che i macchinisti più dotati violando apertamente le leggi britanniche relative all’esportazione e all’emigrazione.